Jonio, Sud, Barocco: Bach e la danza

Lo spettacolo è un rincorrersi emozionale che alla fine porta lo spettatore nel regno della bellezza, felice.

Jonio è mare salentino: e nel mare della musica che come un moto ondoso s’esprime armonica, si muovono braccia e corpi di una moltitudine che vive seguendo i ritmi che a terra si abbandonano.
Nello spazio si librano le figure, poi scendono e si arrotolano quasi prese da vento e da strumenti musicali; la scena riecheggia note di un suono che sradica e trasporta nell’aria che sovrasta e ricorda il Sud.
La Terra è segnata da colori e vestiti minimali di una povertà muta, affidata alla danza e al lavoro, all’incontro per vicinanza con Greci e Turchi poi entrati nel tessuto genomico salentino. La donna vola e cade, si alterna il suo destino e tra braccia di forti ritrova forza.

E poi il Barocco, espresso come eleganza senza diversità di genere, colori che rapiscono alla primavera le tonalità dei boccioli appena accennati, che nella folla dei passi intrecciano quasi parole, di una lingua che ama scoprirsi per accogliere meglio chi da lontano s’avvicina.

La Musica regna con suono deciso ma la leggiadria dei corpi, il ritmo dei respiri e delle braccia, le figure che reinventano lo spazio, tentano e riescono a dominare la scena e a catturare il cuore per poi liberarlo davanti ad un Salento bello perché perduto il suo aspetto materico diventa sogno di un vivere fuori tempo.

Fredy Franzutti con sensibilità fine, quasi filo d’aria, ha saputo animare le scene immerse nelle note e a costruire un dialogo di anime con il Cielo.
Corredo perfetto e in sintonia è stata l’Orchestra
OLES che ha camminato insieme e ha permesso di comunicare con l’Infinito.

Maria Rita Bozzetti è nata a Roma nel 1947 e vive a Galatina (Lecce). Ha pubblicato in poesia: Polvere di giorni (Congedo, 1992, nota di N.G.De Donno), Canta l’Eterno Presente (Manni, 1998, nota di D.Valli), Il Dio che non parla (Manni, 2002, nota di D.Valli), Nell’ozio delle erbacce (Ibiskos Ulivieri, 2004, nota di A.Forbice, Premio Teatro Osservatorio Bari), I dintorni della tua memoria (Ibiskos Ulivieri, 2004, e versione in Albanese, 2007), Segmenti extemporanei (Campanotto, 2006, nota di F.Manescalchi e G.Baldassarre), Monade Arroccata (Lepisma, 2008, note di D.Valli e A.Forbice, Premio Città di Marineo), Sulla soglia (Lepisma, 2010, note di C.Mezzasalma, R.De Giorgi, A.Forbice, D.Maffia, M.C.Cataldo, Premio Le Muse Firenze), La mia Cappuccetto Rosso (EditSantoro, 2010), Tu, l’altra carne (Milella, 2012, nota di C.A.Augieri), L’altro regno (il miolibro.it, 2012), Lettura al rovescio (Tracce, 2014, nota di C.Mezzasalma e P.Giannini), L’altro regno (Polistampa, 2015, riedizione ampliata, nota di F.Manescalchi), I due Pinocchio (Milella, 2016, note di F.Manescalchi e L.Mele), Paesaggi di carta (Feeria, 2016, nota di C.Mezzasalma), Sul retro di cuori (Manni, 2019, note di F.Manescalchi e C.Mezzasalma). Inoltre: Senza potere (romanzo, Lepisma, 2009), La parola pura del nostro destino (saggio, Feeria, 2013, nota di C.Mezzasalma).

La stagione invernale

Il Cartellone proseguirà l’8 febbraio (replica il 9) la Stagione si concluderà con “Il Cigno”, uno dei titoli di ricerca e ricostruzione più importanti della produzione della compagnia, ispirato alla vita e alle opere del coreografo Michel Fokine (1880-1942), considerato il primo coreografo al principio della modernità che si svilupperà a partire dagli anni 30 del’900. Lo spettacolo, che nel titolo ricorda il celebre assolo “La morte del Cigno” – che Fokine creò nel 1901 per Anna Pavlova, la grande diva – presenta i più significativi brani del suo repertorio: Les Sylphides, Carnaval, Petruska, Lo Spettro della Rosa, L’Uccello di Fuoco, alcuni ricostruiti filologicamente da Franzutti ed altri creati dal coreografo italiano in omaggio creativo a Fokine. Le due rappresentazioni di quest’anno saranno dedicate al maestro Beppe Menegatti scomparso nel settembre 2024.

Ulteriori informazioni sul sito www.ballettodelsud.it

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